Gino Sorbillo

 #Pizzaman  non è solo un  romanzo autobiografico, ma è un’escursione nei vicoli napoletani, in una dimensione sia di presente e passato, dove ti immergi con l’immaginazione in locali e botteghe storici e riesci a sentire il vociare della gente e il profumo della farina e del pomodoro.

Vengono svelati alcuni piccolissimi segreti ma si parla anche di un disciplinare della verace, delle regole dell’associazione dei pizzaioli napoletani.

Una serie di ricordi ripercorsi dal pizzaiolo più famoso del momento”La pizza è la mia vita. Il mio alimento quotidiano, la mia professione e la mia storia sin dalla primissima infanzia, ben prima che iniziassi a lavorare, da ragazzo, nella pizzeria di famiglia” racconta Gino Sorbillo, artigiano e imprenditore.

Aveva sei anni Gino Sorbillo quando, con uno sgabello sotto ai piedi, dietro al bancone, si prepara la sua prima pizza per mettersi alla prova.

zia Esterina

Tutto è cominciato in un piccolo locale in Via dei Tribunali 35  aperto dai nonni nel 1935, una  strada desolata “Crescere qui immerso nel quartiere tutti i giorni, significava entrare in contatto con persone che vivevano sempre come fosse il loro ultimo giorno: nessun pensiero, progetto o ambizione”. Per lui le cose sono invece andate diversamente, ed il successo che ora ha raggiunto, lo deve soprattutto a Napoli e alla sua famiglia in particolare alla zia Esterina, che ricopriva in pizzeria un ruolo centrale ed aveva una tempra ed una solidità uniche. Nel libro si parla di lei, della mamma Candida, disponibile e infaticabile, del padre severo, dei nonni, degli zii (sono 20 i  fratelli del padre) che hanno lasciato Napoli,  e di Loredana, compagna di vita e di sogni. Si parla soprattutto di un napoletano e di pizza e di  questa “relazione stretta e istintiva, un amore impulsivo e carnale che non viene messo mai in discussione, una passione rapida e rituale che si rinnova continuamente”

La pizza deve rimanere pietanza semplice e popolare 

Pizzaman

 Il modo stesso di gustare la pizza è fantasioso e quasi simile a un rito ancestrale: si selezionano le parti più buone, si staccano poi con le mani gli altri pezzi di pizza, anche dal cornicione, per intingerli nella parte più condita e godersi a pieno questa prelibatezza campana.

Tanta tradizione, e rispetto per questo alimento che ha fatto storia ma Sorbillo è riuscito anche  ad evolversi, nonostante il cordone ombelicale che lo tiene sempre ancorato a Napoli, è riuscito a guardare oltre, a farsi ispirare da città e culture diverse, come Londra, poi Milano, poi New York.

Ora punta a Miami e Los Angeles, grazie anche ad una partnership con un imprenditore giapponese.

Le 4 insegne: Lievito al Duomo, Esterina, Olio a Crudo e l’ultima proposta in Galleria, Pizza Gourmand lo hanno fatto conoscere ed apprezzare a Milano e forse qui ha potuto rafforzare il suo spirito imprenditoriale. Una notevole crescita che però non ha tolto al nostro amato Pizzaman, quella semplicità e genuinità che deve far parte del dna di qualsiasi pizzaiolo, perchè come dice Sorbillo nel suo libro “Fare il  pizzaiolo è un modo di essere semplice e genuino”, non solo un’attività di impastare.

Se Gino rimarrà cosi forever si vedrà, di sicuro tra le pagine di questo diario abbiamo imparato a conoscerlo più da vicino e ad apprezzarlo ancora di più e soprattutto abbiamo testimonianza di un pezzo di Napoli autentica .

 

 

 

 

 

 

 

 

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